La filodiffusione

16 agosto 2014 § Lascia un commento

Un giorno di ritorno dall’Alpe Corte c’hanno attorniato i ragazzini che non si poteva camminare sciolti, un vespaio che non s’immagina, signorina. Ho fatto il muso un po’ trattenuto sa, ‘sti imbecilli ho detto, perché l’ho vista Dorotea un po’ infastidita e volevo infastidirmi anch’io, per sostegno, in amicizia, lo sa lei che è donna, mal comune… e l’uomo è libero.
Mezzo gaudio.
Signorina?
La ascolto. Lei è il signor?
F-a-l-s-a-p-e-r-l-a, come una perla al risparmio.
La ringrazio.
Le dicevo. Dorotea veniva giù come un torrentello. Plin plin plin ‘sti piedini, signorina, mai ho capito come facesse a reggervisi sopra. Plin plin e d’un tratto siamo in valle io, lei, non lei lei, abbia pazienza, lei Dorotea. Finalmente abbiamo tutti e due le gambe in piano, sicché Dorotea mi guarda un po’ sconnessa, mi dice Saverio non è che c’hai dietro il giornale, quello con la filodiffusione? Marò, no che non ce l’ho dietro Doroté, ti sembra che mi porto appresso i giornali in Alpe? E no che non mi sembra, fa lei, infatti t’ho chiesto se te l’eri portato. Non le sto a dire il caso che ne è uscito, signorina, perché non se lo merita che il giornale è suo e poi s’offende e non mi lascia il tempo di lamentarmi.
No che non è mio.
È suo è suo, è questo il numero. Chi è lei sennò, mi scusi.
Sì, è il numero della segreteria.
Ah, vede che la capa ce l’ho ancora a posto. Non sono andato di testa.
Non lo è, signore.
Le dicevo. Della filodiffusione. Siamo lì io, Dorotea e ‘sti bambinelli in pausa, ‘na carovana che non le sto a spiegare. E Dorotea mi dice a che punto siamo, dice che è Brahms, che lo manda la filodiffusione del comune. Ma che adesso non è più Brahms e che non le viene in mente chi è.
E chi era?

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